Marinella Barigazzi è nata a Pavia e vive a Rho, Milano. Come autrice ha scritto gli albi illustrati “Da grande” e “Bimbo da grande” editi da Lapis Edizioni, e il poetico “Chissà…” pubblicato da Kite Edizioni.
Come traduttrice ha tradotto, riscritto e adattato decine di albi illustrati e libri in rima dall’inglese e dal francese per alcune tra le case editrici più importanti in Italia. Collabora con grande entusiasmo con scuole, biblioteche e librerie dove intrattiene i bambini con racconti e laboratori basati sulle sue storie per promuoverne la fantasia e la creatività.
1 Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?
Ho fatto la traduttrice per molti anni. Traducevo manuali di software, comunicati stampa. Quando è nata mia figlia Alice ho dato le dimissioni dall’azienda presso cui lavoravo e mi sono trovata nella condizione di dovermi costruire una nuova dimensione di vita. L’ho trovata nei libri per bambini.
Ogni volta che entravo in una libreria andavo dritta al reparto dei libri per bambini. Veramente mi ci trovavo, lì, quasi per caso, a sfogliare libri. Mi sono innamorata degli albi illustrati e ho cominciato a tradurli così, per mio conto. Poi un giorno ho fatto un elenco di editori da contattare per proporre le mie traduzioni. Uno di questi ha detto “ok” e ho iniziato a tradurre… era il 2003. Nel 2005 mi è venuta l’idea di riunire i pensieri e i desideri di una ipotetica bimba sul suo futuro “Da grande” ed è nato il libro pubblicato da Lapis nel 2007.
2 Cosa le piace e cosa non le piace della scrittura?
Della scrittura mi piace tutto. Mi piace scrivere sulla carta, inizio sempre dalla carta. Riesco a esprimere meglio i pensieri, con il tempo necessario per il genere di cose che scrivo; storie da illustrare, racconti brevi, filastrocche, poesie.
Se devo proprio trovare una cosa che non mi piace nel processo della scrittura, è la rilettura a video. Infatti la evito e stampo tutto. Mi piace la carta, il suo spessore, il suo odore. Per me è insostituibile.
3 Ci racconta dove scrive?
Mi piace molto scrivere all’aperto, meteo permettendo. Mi trovo bene ai giardini pubblici, quando vedo i bambini che escono da scuola. Oppure in biblioteca, dove c’è silenzio.
Porto sempre in borsetta un quadernino, in modo da poter prendere appunti se trovo qualche cosa che mi ispira. Mi è capitato di scrivere frasi attaccandomi al muro di una strada, o appoggiata al tavolino di un bar.
4 Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che lei cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?
Come dicevo prima mi sento più ispirata quando sono fuori casa. L’anno scorso ho scritto un racconto al parco Sempione di Milano. Un’altro l’ho iniziato seduta su una panchina di fronte a una fontana. In generale Milano mi ispira molto. Ho scoperto certi suoi angoli segreti e quando posso li raggiungo e lì osservo, scrivo, fotografo…
5 Qual è il racconto che spera un giorno di riuscire a scrivere?
Non so davvero. Quello che mi verrà ispirato da un momento di poesia, da una illustrazione, da una situazione.
6 A cosa sta lavorando in questo periodo?
Sto lavorando a un albo illustrato in uscita a ottobre e ho in mente di organizzare un ciclo di incontri in libreria sulla letteratura per l’infanzia destinati agli adulti, per poter condividere e diffondere questa mia passione.
7 C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
Una riflessione, un pensiero, un consiglio da condividere, ci dica.
Soprattutto mi auguro che la letteratura per l’infanzia continui sulle strade migliori finora intraprese, seguendo la via della semplicità, della poesia, dell’emozione e degli intenti educativi, pur mantenendo la leggerezza che la contraddistingue.
Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.